Redazione Kettydo
Consumer Engagement

App e loyalty: come i brand stanno trasformando la relazione in piattaforma di servizio

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Le app stanno diventando il nuovo perimetro della fedeltà. Da semplice estensione operativa dei Loyalty program, oggi si stanno trasformando in piattaforme intelligenti dove dati, servizi e relazioni convergono in un unico sistema di valore. L’evoluzione è chiara: la loyalty non si misura più sul numero di punti accumulati ma sulla capacità di offrire relazioni ed esperienze utili, continue e personalizzate. E, in questa prospettiva, sta nascendo una nuova generazione di app pensate non per premiare, ma per accompagnare: architetture mobili capaci di costruire relazioni più consapevoli, predittive e sostenibili nel tempo. La loyalty non è più un programma una tantum ma un servizio continuo.

Le ultime ricerche confermano che la fedeltà è entrata in una nuova fase evolutiva. L’ultima edizione dell’Osservatorio Fedeltà 2025 evidenzia come i brand stiano superando l’impostazione tradizionale dei programmi premiali per progettare sistemi relazionali dinamici, capaci di integrare dati, servizi e tecnologia lungo tutta la customer journey. Il 90% delle aziende del B2C ritiene che la loyalty debba offrire servizi di valore in ogni fase della journey, non solo nel momento dell’acquisto. Il 75% del panel intervistato ha già avviato l’integrazione tra app istituzionale e app di loyalty, creando un’unica piattaforma relazionale capace di unire servizio, interazione e personalizzazione. Nel B2B la trasformazione è più graduale: solo il 20% delle imprese dichiara di voler investire nel prossimo anno in soluzioni mobile dedicate alla relazione o alla fidelizzazione. Questa divergenza non riflette solo una distanza tecnologica, ma una differenza culturale: mentre nel consumer la app è ormai il motore della relazione, nel business, resta ancora uno strumento operativo.

La app come nuovo baricentro dell’esperienza relazionale

Gli analisti evidenziano come per i brand del B2C le app siano diventate il principale touchpoint d’investimento per i prossimi dodici mesi, superando e-mail, social network e punti vendita fisici. Il motivo è duplice: da un lato, la centralità del mobile come ambiente di vita e di decisione, dall’altro, la necessità di un ambiente proprietario e continuo, capace di consolidare la relazione in modo diretto e sicuro. In sintesi, la app non è più solo un canale di interazione: è una piattaforma esperienziale dove si innestano funzioni di gestione profilo, monitoraggio punti, pagamenti, prenotazioni, assistenza e benefit personalizzati. In questa prospettiva, la fedeltà si progetta e si rilascia come un servizio integrato, non un programma separato. 

Nel B2B, invece, l’evoluzione è più lenta ma significativa. Le app, nate originariamente per gestire cataloghi, ordini e attività di vendita, stanno diventando spazi di partner engagement e collaborazione: ambienti digitali in cui produttori, distributori e rivenditori possono condividere dati, insight e contenuti per migliorare la performance complessiva del canale. Abilitando nuove forme di data collaboration, le app possono diventare piattaforme condivise di reporting, formazione o incentivazione, dove la conoscenza condivisa diventa leva per migliorare la qualità della relazione, non solo per misurarla. In queste piattaforme mobili, il valore non risiede solo nella gestione operativa, ma nella capacità di abilitare conversazioni e scambi informativi in tempo reale: aggiornamenti su prodotti, campagne, stock, formazione o lead generation diventano strumenti per costruire una relazione più trasparente e cooperativa tra brand e rete commerciale. In questo senso, la loyalty B2B si trasforma in una leva di partnership attiva, dove la fiducia si misura nella qualità della collaborazione e nella fluidità dello scambio di conoscenza, non solo nel volume delle transazioni.

Dalla transazione al servizio: la loyalty come valore d’uso

Un altro punto di attenzione segnalato dagli analisti è l’affermarsi del paradigma Loyalty as a Service. Secondo Accenture e Gartner, la fedeltà non si costruisce più attraverso premi o meccaniche transazionali, ma attraverso un sistema di servizi utili, contestuali e personalizzati, capaci di offrire valore concreto in ogni momento dell’esperienza. In questa prospettiva, la loyalty non è più un’iniziativa a sé, ma un’infrastruttura relazionale che vive dentro le app, integrando dati, contenuti e funzionalità per accompagnare le persone nel tempo, con coerenza e pertinenza. La app, dunque, diventa il luogo dove il brand estende la relazione oltre l’acquisto, offrendo servizi funzionali, personalizzati e pertinenti nel tempo. Il 74% dei brand B2C ritiene che la fidelizzazione del futuro passerà da app multi-servizio, capaci di combinare valore pratico e valore relazionale. Nel B2B, l’obiettivo è simile: migliorare la user experience dei partner e rendere la relazione più fluida, efficiente e data-driven. In entrambi i casi, la fedeltà evolve da leva di marketing a forma di servizio intelligente, che accompagna persone e organizzazioni nel loro percorso di interazione con il brand. Non si tratta di premiare chi resta, ma di servire chi sceglie, costruendo un modello relazionale basato su consistenza, utilità e riconoscimento reciproco.

 

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L’app come architettura di dati, insight e AI

Ogni interazione mobile è una fonte preziosa di first-party data. Login, preferenze, ricerche e comportamenti generano informazioni che, se raccolte nel rispetto dei consensi, diventano conoscenza attivabile. L’integrazione tra AI e profile enrichment trasforma la app in un osservatorio predittivo, capace di riconoscere pattern, suggerire contenuti, modulare offerte e ottimizzare la relazione in tempo reale. Questa intelligenza relazionale non si limita ad analizzare: impara, adatta e reagisce.
Come evidenzia il Deloitte Digital Experience Report 2025, i brand che integrano app e AI registrano un aumento medio del 28% del customer lifetime value e del 35% nella retention dei clienti mobile-first. La sfida, tuttavia, resta organizzativa: per funzionare davvero, la app deve poggiare su un ecosistema integrato di dati, processi e responsabilità, in cui marketing, IT e operation agiscono in modo coordinato.

 

Le sfide emergenti: tra tecnologia e governance

Nonostante la crescita di consapevolezza, i numeri mostrano che la maturità resta bassa: solo il 15% dei brand B2C e il 5% dei brand B2B ha integrato AI e app nei programmi di loyalty (fonte: Osservatorio Fedeltà 2025). È un dato che conferma quanto la sfida non sia tecnologica, ma organizzativa. Molte aziende dispongono già di CRM, piattaforme di automazione e data hub avanzati, ma li gestiscono come silos indipendenti. Il risultato è una conoscenza discontinua: frammenti di insight che non si ricompongono in una vista relazionale unica e coerente.

I ricercatori evidenziano come questa barriera di governance sia il vero ostacolo alla loyalty mobile di nuova generazione: finché dati, funzioni e sistemi non sono orchestrati da una regia condivisa, la fedeltà resta una somma di funzionalità, non un’esperienza. Per superarla serve una governance che unisca strategia e tecnologia, definendo ruoli, metriche e processi comuni tra marketing, IT e operation. Non si tratta solo di gestire i dati, ma di costruire una catena decisionale intelligente che apprende da ogni interazione e restituisce valore in tempo reale. 

Verso una loyalty predittiva e adattiva

Il binomio app e loyalty sposta il baricentro della relazione su un touchpoint proprietario dove identità, consensi e segnali comportamentali vivono in modo continuo. Non è la copia in chiave mobile del programma, ma una piattaforma decisionale: la stessa app che osserva i segnali (eventi in-app, geofencing, wallet, redemption) alimenta un feature store condiviso, dove modelli di propensione, churn e next best action aggiornano in tempo quasi reale le variabili utili alla scelta. Il risultato è un closed loop completo (segnale → decisione → attivazione → misura) che rende la personalizzazione operativa (non solo dichiarata) e realmente predittiva sia nel B2C che nel B2B. In entrambi i casi, l’app riduce la dipendenza da walled gardens, consolida first-party data e accorcia il tempo tra insight e azione, abilitando una loyalty davvero adattiva.

Dal download alla relazione continua

Gestire la loyalty in chiave mobile significa passare da un programma che premia a una piattaforma che accompagna, capace di collegare dati, decisioni e azioni dentro un ciclo continuo di apprendimento. La solidità di questo modello risiede nell’architettura, che deve essere progettata per integrare livelli distinti ma interdipendenti.

  • Data plane unificato. Tutti gli eventi generati dall’app – visualizzazioni, click, ricerche, redemption, richieste di assistenza – vengono raccolti tramite SDK e inviati in streaming verso la CDP o il feature store, secondo uno schema dati condiviso. Questo permette di costruire una vista coerente e in tempo reale delle interazioni, trasformando ogni segnale in informazione attivabile.

 

  • Decision plane. È il livello che trasforma i dati in scelte. Un motore di regole e modelli di AI (propensione, churn, next best action) espone decisioni aggiornate via API o direttamente all’edge, alimentando la capacità predittiva della piattaforma e rendendo la personalizzazione operativa.

 

  • Activation layer. È il punto di contatto con la persona. Qui la decisione si traduce in azione: notifiche push, messaggi in-app, banner dinamici, wallet, coupon o pass digitali. I sistemi di feature flag e di A/B testing consentono di testare varianti e rilasci progressivi, migliorando l’efficacia e la stabilità delle esperienze.

 

  • Governance, privacy e fiducia. L’intero ciclo è sostenuto da un sistema di consent management in-app, che garantisce trasparenza e granularità nelle finalità, tracciabilità degli audit trail e criteri di minimizzazione dei dati raccolti. È qui che si costruisce la fiducia, prerequisito per qualsiasi relazione di valore.

Sul piano operativo, tutto questo richiede una regia interfunzionale che metta a sistema marketing, data/AI, IT e compliance: ciascuno con responsabilità chiare su obiettivi, metriche e processi. Quando questi livelli lavorano in modo armonico, la fedeltà smette di essere una somma di funzionalità disperse e diventa un sistema di apprendimento continuo, capace di migliorare a ogni interazione la pertinenza delle decisioni e la qualità della relazione.

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Kettydo+ mette a sistema competenza strategica e tecnologica, coniugando Design Thinking e Service Design per guidare le organizzazioni attraverso una fase di co-creazione e progettazione finalizzata a attrarre, ingaggiare, connettere e fidelizzare in modalità continua e duratura. Triangolando consulenza, esperienza e competenza tecnica e operativa, Kettydo+ ha definito un approccio metodologico multidimensionale e data driven all’engagement e alla loyalty anche in virtù dello sviluppo di una innovativa Martech Platform proprietaria, costituita da una suite di moduli diversificati che possono essere usati singolarmente o in base a dei cluster funzionali. Kettydo+ è un partner che garantisce un approccio innovativo, personalizzato ed end-to-end alla gestione della profilazione delle Loyalty Personas (utenti, consumatori, acquirenti, clienti fidelizzati) garantendo la definizione di journey di qualità e la rilevanza delle esperienze, lavorando su valori e trigger che trasformano la soddisfazione in fidelizzazione, accorciando i tempi di rilascio e massimizzando gli investimenti.

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